XXCO_235: Moduli di città
Ancora un passo indietro, cronologicamente parlando, per cercare il punto di saldatura tra i progetti della seconda metà del Novecento con quelli della prima metà, e in particolare con il periodo fondamentale, e subito mitizzato, dell'architettura razionalista.
Il caso presentato dalla scheda di oggi è quasi paradigmatico per l'utilizzo convinto dei modelli derivati dal Razionalismo, ma assai particolare per la presenza di ben tre progettisti, tutti segnati dall'adesione "ideale" (ma mi verrebbe da dire "sentimentale") all'architettura moderna, per di più in un'accezione "democratica" che intendeva superare qualsiasi possibile confusione tra l'orizzonte culturale dell'architettura moderna italiana e l'orizzonte politico del regime appena abbattuto.
Le vicende biografiche dei tre sono, da questo punto di vista, estremamente chiare. E questo è un pezzo di storia che prima o poi bisognerà applicarsi a raccontare per filo e per segno.
Fabio Cani
Edificio per residenze
Alessandro Nahmias Nardini, architetto, Carlo Ponci, ingegnere, Luigi Zuccoli, architetto
1952
Como, via Rubini 7
stato: visibile - ben conservato
Inserito a lato di un asse stradale di tracciamento moderno e in un'area ancora alla metà del Novecento in fase di definizione urbana, l'edificio di via Rubini, frutto della collaborazione di un terzetto di progettisti fortemente segnati dall'adesione alla poetica del movimento moderno, costituisce una delle più rigorose applicazioni dei principi della modularità in area comasca.
Nella facciata si riconosce infatti la griglia strutturale da cui derivano per via geometrica tutte le diverse misure delle aperture (sia quelle verticali che quelle orizzontali); in compenso, il ritmo complessivo è variato dalla collocazione asimmetrica degli ingressi e dei balconi e dall'incastro del corpo retrostante che si innesta, in corrispondenza del corpo scala, con il volume principale a formare una planimetria a L. Leggeri aggetti e rientranze servono a dare consistenza chiaroscurale all'insieme.
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