16. Contrada delli ebrei
via indipendenza,tratto tra vittorio emanuele ii a est e via luini a ovest
Il nome della contrada testimonia con tutta probabilità l’intervento effettuato nel 1574 da Anselmo de Ripa, documentato come esponente della comunità ebraica e abitante fin dall’anno precedente in parrocchia di S. Fedele (parrocchia cui appartiene questo tratto di strada), per procedere alla “aptazione strade apud dicta domum”. Per quanto non si sia potuta identificare la sua residenza con assoluta certezza, è verosimile che l’intitolazione della strada sia da far risalire a questo atto di liberalità.
A Como le prime testimonianze certe di una presenza ebraica sono indirette e riportano al 1406, mentre la Storia di Como di Giuseppe Rovelli indica come inizio della presenza di ebrei in Como la data del 1435, quando il duca di Milano concesse a Giuseppe e Abramo, padre e figlio provenienti da Mantova, di stabilirsi in città, anche se non si sa esattamente in quale zona. Pochi anni dopo, nel 1459-60, secondo i documenti ufficiali, risiedevano nel Comasco solo due ebrei, Mandolino e il figlio Benedetto, che avevano loro banchi di prestito a Como e a Mandello. Nel 1479, poi, una famiglia di ebrei si stabilì prima in “contrada de fontanela”, cioè del Fontanile, e poi vicino al monastero della Trinità, continuamente insidiati dai cittadini che richiedevano che si spostassero in un luogo più appartato.
Nel 1537 è documentato negli estimi un “Raphael hebreo per manegio estimato in contumacia”, residente in parrocchia di San Donnino.
Nel 1559 era presente a Como il dottore nella legge ebraica (cioè rabbino) Josephs de Obtolengo, il quale rivendeva a residenti comaschi il diritto di esercire un banco per il prestito da lui ricevuto in eredità. Tra i compratori compariva Crassonus de Sacerdotibus (traduzione latina del nome ebraico Levi), che sicuramente risiedeva a Como, ma che purtroppo non è accompagnato dall’indicazione della parrocchia di residenza. Pochi anni ancora e, tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta del Cinquecento, gli israeliti crescono di numero: sono almeno tre le famiglie di ebrei che in tale periodo risiedevano a Como, una di queste, i Rippa (provenienti da Riva di Trento) che avrebbero poi assunto il cognome di Castellatio, risultano prima residenti in parrocchia di S. Giacomo, poi in quella di S. Sisto e finalmente in quella di S. Fedele (sotto la cui giurisdizione ricade la contrada degli Ebrei) in una casa a loro locata da un Lambertenghi. La casa non si è potuta però identificare con certezza, e la coincidenza con la contrada degli Ebrei resta nel campo delle ipotesi.
Nel 1592-96, inoltre, gli amministratori della città asserivano in atti ufficiali che a Como non era presente alcun ebreo. Del resto, tra i proprietari delle case che prospettano su questo tratto di via nell’arco dal XVII al XIX secolo non sembra comparire alcun cognome di ascendenza ebraica.
Il nome della “contrada delli Ebrei” non viene ufficializzato nell’elenco del 1787-1788 dove compare invece la definizione di “contrada della Croce di Quadra”, che era però in origine relativa solo all’incrocio sulla contrada di Quadra (tra le attuali vie Vittorio Emanuele e Indipendenza). Il nome è invece attestato nella visita fiscale del 1751, dove compare a cominciare dalle case subito seguenti all’incrocio (in un punto però la denominazione è considerata alternativa a quella della Croce di Quadra: “contrada della Croce di Quadra ossia degli Ebrej”). Nella copia ottocentesca del catasto teresiano il nome viene quindi impropriamente attribuito a tutto il fronte edilizio tra le attuali vie Vittorio Emanuele e Luini. Un atto del 1764, che documenta la ricostruzione di una casa sul lato settentrionale della via, cita il nome di “contrada degli Ebrei”, il che testimonia un’effettiva permanenza nell’uso, oltre che una duratura memoria di eventi avvenuti circa due secoli prima.
